UNITA' DI STRADA: Cosa sono e come gestire i casi di Intimate Partner Violence e violenza sessua
Antropologicamente parlando, la violenza ha sempre fatto parte della natura umana, in quanto istinto primordiale per la propria sopravvivenza [1], e nel complesso è una tra le maggiori cause di morte a livello mondiale per gli individui di età compresa tra i 15 e i 44 anni [2]. Al fine di prevenirla, o per lo meno limitarla, nei secoli sono stati sviluppati sistemi religiosi, filosofici, giuridici e di comunità [3].
L’Organizzazione mondiale della sanità ha schematizzato la violenza in base a due criteri: verso chi è indirizzata e la natura della violenza stessa [4].
Secondo l’OMS infatti la natura della violenza può essere di tipo fisico, psicologico, sessuale o secondario a incuria e può essere auto-inflitta, inflitta a terze persone o verso la comunità; da questa classificazione nasce lo schema riportato nella figura seguente:
Nel mio libro dedico un intero capitolo alla descrizione della violenza, e spiego il perché considero questa classificazione piuttosto limitante e in alcuni ambiti poco applicabile, anche se accademicamente esaustiva.
In questo articolo, e in quelli che seguiranno invece ci concentreremo sulla violenza sessuale e sulla violenza domestica (che chiameremo Intimate Partner Violence, violenza tra partner o IPV), ovvero quella che secondo la classificazione è una violenza di tipo inter-personale e che può avere una natura trasversale, ovvero sia fisica, che psicologica, che sessuale, e analizzeremo alcuni casi di IPV e di violenza sessuale che ho trovato su strada durante la mia attività di volontariato sanitario. In questi articoli ci concentreremo sul segmento "adulti" e non analizzeremo gli abusi su minori o su anziani, né i casi di tratta e sfruttamento, che meritano una trattazione a parte.
Su strada i casi di violenza sessuale sono molto complessi da affrontare: è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità [5] come ‹‹ogni atto sessuale perpetrato senza permesso, mediante coercizione fisica o psicologica, da un individuo che vuole una relazione con la vittima.››
In genere, quando si parla di questo tipo di violenza o della violenza domestica, la si associa a un atto di coercizione fisica o psicologica esercitata esclusivamente da un uomo verso una donna. La realtà dei fatti è che, benché sia "politically correct” identificare nella donna la vittima e nell’uomo il carnefice [6], i casi di IPV o violenza tra partner possono essere esercitati da uomini verso donne [7], come da uomini verso uomini [8], da donne verso donne [9] e da donne verso uomini [10]. Parleremo dei profili psicologici delle vittime e degli aggressori in un altro articolo di questo blog.
Le forme di violenza sessuale, indistintamente dal sesso della vittima, possono essere inoltre forme di tortura, atti di terrorismo o crimini di guerra [11], in questo caso parliamo delle forme collettive di violenza.
Benché le donne siano effettivamente più a rischio rispetto agli uomini, sia per motivi di struttura fisica, che psicologica, che per motivi culturali [12], non è per nulla scontato che questi ultimi non subiscano tale tipo di violenza: nel 2010 io e una collega abbiamo gestito le lacerazioni anali di un assistito bielorusso che era stato violentato sessualmente da parte dei clochard del suo stesso gruppo, in quanto, a detta sua, era considerato il "giocattolo sessuale" del gruppo.
Parleremo della violenza sessuale e della IPV diretta verso gli uomini in maniera più specifica in un altro articolo.
Il quel caso, l’assistito bielorusso è stato trattato sul posto per quanto concerne le medicazioni urgenti, è stato poi portato in pronto soccorso dove è stato sottoposto alla batteria di analisi del caso, tra i quali, oltre gli ematochimici di routine, sono stati aggiunti anche gli esami per escludere la trasmissione di malattie veneree, ovvero i virologici HIV (immunodeficienza umana acquisita), HBsAg e HBsAb (epatite B), HCV (epatite C), che avrebbe dovuto ripetere dopo 3 mesi e gli antigeni anti sifilide VDRL e TPHA.
In questo caso parliamo di una violenza interpersonale, di comunità, verso terze persone, ed è stata di tipo sia fisico che sessuale. In questo caso, anche se gli autori avevano una relazione di “amicizia intima” con la vittima, la definizione di IPV potrebbe calzare piuttosto stretta.
Come dico anche nel libro, la violenza fisica non è scindibile da quella psicologica, considerando l’essere umano come un’unità di tipo bio-psico-sociale, non sono scindibili nemmeno le ripercussioni psicologiche verso chi si trova a gestire tali eventi o di chi ne è indirettamente coinvolto; basti pensare al bombardamento emozionale che può affliggere i soccorritori che si trovano a contatto con questa realtà, e che spesso sono afflitti da sindrome da burn out quando i contatti con tali eventi stressanti sono ripetuti nel tempo.
Un concetto che esprimo anche nel libro riguarda la viralità della violenza, ovvero le ripercussioni psicologiche che uno o ripetuti episodi violenti non hanno solo sulla vittima, ma anche su chi ne viene a contatto in maniera diretta o indiretta. Come insegna la psicologia delle emergenze [13], per quanto concerne i disastri, le vittime di eventi critici sono di differente livello, possono esserci delle conseguenze emotive non solo sui diretti interessati che sono le vittime di 1° livello, ma anche sui soccorritori, o sulle forze di polizia (vittime di 3° livello), per non parlare dei parenti o degli amici della vittima (vittime di 2° livello), e se il caso viene divulgato, tale episodio tenderà relativamente a influenzare anche la fetta di pubblico particolarmente sensibile che ne viene a conoscenza (vittime di 4° livello), in taluni casi, possono anche scaturire fenomeni di emulazione dell’aggressore [14] o casi di identificazione con la vittima: in un modo o nell’altro l’episodio violento influenza chi ne viene a conoscenza.
Vittime di 1° Livello: quelle direttamente coinvolte;
Vittime di 2° Livello: i parenti e gli amici, ovvero i soggetti con stretti legami con le vittime primarie;
Vittime di 3° Livello: i soccorritori, ovvero chi si occupa delle vittime primarie per qualche motivo professionale;
Vittime di 4° Livello: la comunità coinvolta nel disastro, o categorie affini alla vittima, che possono identificarsi con essa.
Come gestire su strada una vittima di violenza sessuale o di IPV.
Nel prossimo articolo del blog parleremo dei criteri di diagnosi di IPV, sia dal punto di vista clinico che radiologico.
La gestione dell’assistita, che sia su strada o in un ospedale, è alquanto delicata, certamente la priorità del medico è di obiettivare e trattare le lesioni in ambiente protetto, ovvero ricercare: ecchimosi, contusioni, abrasioni, escoriazioni, lividi, ferite, soffusioni emorragiche, lesioni petecchiali, morsi, ricercare punti dolenti e dolorabili su torace, addome e arti, controllare il cavo orale alla ricerca di abrasioni ed ematomi sottomucosi del palato, evitare in un primo momento di esaminare i genitali, a meno di gravi lesioni, e se possibile fotografare le lesioni più vistose ed importanti e cercare di acquisire evidenze per eventuali analisi forensi, cosa particolarmente difficoltosa su strada, poiché l’incontro con l’assistita che ha subito violenza non è quasi mai a ridosso dell’episodio. Il medico è inoltre obbligato alla notifica alle forze dell’ordine, secondo le modalità previste dalla legge. Se si procede all’ospedalizzazione, il protocollo prevede una visita infettivologica, una visita ginecologica al fine di escludere ed evitare la possibilità di gravidanza indesiderata, identificare e prevenire le malattie a trasmissione sessuale, e una valutazione psichiatrica per minimizzare le sequele psicologiche. Quest’ultimo punto potrebbe essere complesso ed è preferibile avere a disposizione una figura professionale adatta (psicologo o psichiatra), e seguire l’assistita in maniera costante. Il ricovero è necessario quando la violenza ha causato lesioni gravi e quando non esistono parenti o amici che possano sostenere e ospitare la vittima.
“Rape” Foto scattata da Shannon Dermody
Un caso che mi sono trovato a trattare nel 2011 riguarda una clochard di origini Tunisine chiamata “Fatima” (nome di fantasia). La prima volta che mi è stata portata all’attenzione era visibilmente disforica a causa dell’alcol, aveva una forte cefalea e riferiva sanguinamenti vaginali da due giorni. Alla domanda ‹‹stai prendendo farmaci ultimamente?›› mi mostrò una confezione da 10ml di Alcover (GHB) che le era stata data da un altro clochard del suo gruppo e spacciato come integratore alimentare. In questo caso, anche un basso dosaggio di GHB se associato a grandi quantitativi di alcol può portare affetti sedativi ed essere usato come droga da stupro. Sulle droghe usate per lo stupro scriveremo un articolo a parte.
Il sospetto di violenza sessuale aggravato dall’uso di sostanze è stato poi confermato in ospedale dopo la visita ginecologica. Con l’aiuto di uno psicologo, e dopo ripetuti incontri, “Fatima” è riuscita a riprendersi, e, grazie al supporto di una laureanda in psicologia che si è presa a cuore il caso, dopo circa sei mesi è riuscita a uscire dalla strada e a trovare un impiego.
Sito web dell’arma dei carabinieri: http://www.carabinieri.it/cittadino/consigli/tematici/questioni-di-vita/violenza/violenza-domestica
Le organizzazioni che si occupano di violenza sessuale e violenza domestica
Nome: Telefono Rosa
Descrizione: Organizzazione indirizzata all’aiuto di donne, anziani, adolescenti che abbiano subito violenza fisica, psicologica, economica, sessuale, mobbing e stalking.
Il centralino telefonico del “Telefono Rosa” è attivo tutti i giorni, H24 e dispone anche di uno sportello legale, di assistenza psicologica e gruppi di auto aiuto.
Sito web: http://www.telefonorosa.it
Sedi:
Roma - Viale Giuseppe Mazzini, 73 Torino - Via Assietta, 13/a Verona - Via S. Toscana, 1/P Mantova - Via Tassoni, 14 Napoli - Via Adriano n° 80 Ceccano - Via San Francesco Bronte - Corso Umberto n.354
Nome: Rete Lilith
Descrizione: Rete di centri associati per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere.
Nome: Wave Network
Descrizione: Associazione che opera a livello europeo con sede a Vienna e opera contro la violenza nei confronti dei bambini, degli adolescenti e delle donne.
Sito web: https://www.wave-network.org/
Nome: Di.Re.
Descrizione: ONLUS con sede a Roma, che ha costituito una APP in grado di trovare i centri antiviolenza più vicini sul territorio.
Sito web: http://www.direcontrolaviolenza.it/
Nome: Ankyra
Descrizione: Associazione di volontariato con sede a Milano rivolto a uomini e donne vittime di maltrattamento.
Sito web: http://www.ankyra.eu/
AUTORE DELL’ARTICOLO: Dott. Marco Matteoli, medico chirurgo, specialista in diagnostica per immagini e medico volontario della Croce Rossa Italiana.
Email: marcomatteoli@email.it
SEGUI GLI ALTRI ARTICOLI DI QUESTO BLOG:
I parte: Unità di strada: cosa sono e come gestire i casi di Intimate Partner Violence e violenza sessuale.
III parte: Violenza sessuale: gli aspetti legislativi.
V parte: L'uomo come oggetto di violenza sessuale e violenza domestica [online il 25/08/2017]
VI parte: Il profilo della donna vittima di violenza e del carnefice [online il 01/09/2017]
BIBLIOGRAFIA
[1] Leroi-Gourhan, A. (1989). The hunters of prehistory. New York: Atheneum.
[2] World Report on Violence and Health. (2002). New South Wales Public Health Bulletin, 13(8), p.190.
[3] Schmidt, B. and Schröder, I. (2003). Anthropology of violence and conflict. New York: Routledge.
[4] World Report on Violence and Health. (2002). New South Wales Public Health Bulletin, 13(8), p.190.
[5] World Health Organization, (2015). Publications. [online] Available at: http://www.who.int/publications/en/
[6] Singh, V., Tolman, R., Walton, M., Chermack, S. and Cunningham, R. (2014). Characteristics of Men Who Perpetrate Intimate Partner Violence. The Journal of the American Board of Family Medicine, 27(5), pp.661-668.
[7] Chibber, K. and Krishnan, S. (2011). Confronting Intimate Partner Violence: A Global Health Priority. Mount Sinai Journal of Medicine: A Journal of Translational and Personalized Medicine, 78(3), pp.449-457.
[8] Casali, M., Palazzo, E., Blandino, A., Battistini, A., Motta, F., Kustermann, A. and Cattaneo, C. (2017). The Adult Male Rape Victim. The American Journal of Forensic Medicine and Pathology, p.1.
[9] Lewis, R., Mason, T., Winstead, B. and Kelley, M. (2017). Empirical investigation of a model of sexual minority specific and general risk factors for intimate partner violence among lesbian women. Psychology of Violence, 7(1), pp.110-119.
[10] Erickson, K., Jonnson, M., Langille, J. and Walsh, Z. (2017). Victim Gender, Rater Attitudes, and Rater Violence History Influence Perceptions of Intimate Partner Violence. Violence and Victims, 32(3), pp.533-544.
[11] Will Storr, (17 luglio 2011). Sexual violence is one of the most horrific weapons of war, an instrument of terror used against women. Yet huge numbers of men are also victims. "The rape of men". The Observer (Guardian.co.uk).
[12] La violenza contro le donne: Indagine multiscopo sulle famiglie “Sicurezza delle donne”. (2006). [ebook] Available at: http://www3.istat.it/dati/catalogo/20091012_00/Inf_08_07_violenza_contro_donne_2006.pdf
[13] Gordon, R. (2002). Theory and Practice in Acute Care of Psychological Trauma. Prehospital and Disaster Medicine, 17(S2), p.S8.
[14] Eron, L., Huesmann, L., Lefkowitz, M. and Walder, L. (1972). Does television violence cause aggression?. American Psychologist, 27(4), pp.253-263.