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Come si ci abitua all’orrore: la SINDROME DI NAGASAKI

La capacità umana di adattamento alle consuetudini è, come sottolinea il sociologo Z. Bauman nel libro “le sorgenti del male”, una delle cause principale delle escalation di orrori e violenze [1]. L’evoluzione naturale di questo processo si identifica nella modalità in cui azioni antisociali, non etiche, impraticabili e impensabili fino a ieri, possono diventare possibili, anzi, naturalmente praticabili domani.

Il filosofo e scrittore tedesco Günther Anders nell’opera “noi, figli di Eichmann” parla appunto di questo condensandolo in ciò che lui definisce “sindrome di Nagasaki” [2], ovvero di come la ripetizione di violenze storicamente pregresse, non sia solo un fatto possibile, ma anzi probabile.

Il 6 agosto 1945 alle ore 8.15, il bombardiere B-29 sganciò un ordigno nucleare sulla città di Hyroshima; l’esplosione uccise sul colpo tra le 70.000 e le 80.000 persone e circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo [3].

Il fisico statunitense Julius Robert Oppenheimer, commentò il bombardamento di Hyroshima citando il Baghavad-Gita hindu: <<Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi>>.

Dopo appena tre giorni, il 9 Agosto, una seconda bomba venne sganciata su Nagasaki, circa 40.000 civili vennero uccisi all'istante e oltre 55.000 rimasero feriti. Tale azione sigillò definitivamente il termine del secondo conflitto mondiale con una resa incondizionata del Giappone; tuttavia, la ricostruzione storica degli eventi indica che i governanti del Giappone erano pronti ad arrendersi circa un mese prima che fosse lanciata la prima bomba.

Harry Truman giustificò l’utilizzo dell’atomica con le seguenti parole: <<L'abbiamo usata per abbreviare l'agonia della guerra, per risparmiare la vita di migliaia e migliaia di giovani americani, e continueremo a usarla sino alla completa distruzione del potenziale bellico giapponese>> [4].

Come scrive Bauman [1], anche in relazione alle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki, le azioni compiute una volta, possono essere ripetute molte volte, con ancora più deboli riserve, con più non curanza e con minore riflessività e motivazione.

Oltre l’esempio di Nagasaki, sul blog abbiamo parlato di casi di violenza domestica, e della tendenza a un incremento nella gravita delle lesioni fisiche con il susseguirsi degli episodi [5]: nei primi eventi le vittime erano ricoverate in pronto soccorso con semplici ecchimosi agli arti o al viso, le volte successive le lesioni peggioravano, con fratture e tumefazioni più profonde, per poi, negli ultimi episodi, essere ricoverate con traumi cranici o politraumi.

Un altro esempio pratico lo abbiamo riportato in un altro articolo del blog, quando abbiamo parlato della persecuzione del popolo ebraico durante il secondo conflitto mondiale [6] con un'escalation di violenza che inizio dall’intolleranza per poi diventare xenofobia, demonizzazione del diverso, fino alla persecuzione razziale (e non solo).

Storiograficamente possiamo descrivere le seguenti tappe, tutte accompagnate da una narrazione ben precisa: -A gennaio del 1933 Adolf Hitler diventò cancelliere;

-Nel 1934 il regime iniziò con il boicottaggio degli ebrei dagli incarichi pubblici, si passò poi a escluderli dalle università e dal servizio militare;

-Nel 1935 attraverso le leggi di Norimberga gli ebrei furono privati della quasi totalità dei diritti, soprattutto politici; -A Luglio del 1937 comparve il "manifesto della razza", gli ebrei furono obbligati ad avere una carta di identità speciale; -A Novembre del 1937 ci fu la "notte dei cristalli", tutti i negozi ebrei furono assaliti dalla folla e distrutti; -Nel 1939 iniziarono le deportazioni; -Il 20 gennaio 1942 le deportazioni si estesero a tutta l'Europa [7]. Le persecuzioni non riguardarono solo gli ebrei, ma accanto a quella narrazione si accostarono altre narrazioni analoghe per colpire altri nemici comuni come gli avversari politici, i massoni, i portatori di handicap, i rom, gli omosessuali e qualunque altra tipologia di essere umano che non rispettasse i canoni standard di un idealtipo concepito dal regime tedesco.

Come scrisse Günther Anders [2]: «siamo noi, in questa età delle macchine, gli ultimi resti di un passato che non sono riusciti finora a ripulirsi dai sedimenti tossici delle passate atrocità?».

La tecnologia e le comunicazioni hanno avvicinato i popoli, la capacità stessa che hanno le informazioni di circolare e di mostrare le passate evoluzioni degli orrori umani dovrebbero essere un vaccino contro orrori stessi.

In un periodo storico dove la tecnologia ha sfidato le leggi stesse della fisica e della biologia, la sfida più ardua da sostenere da parte della razza umana non sarà tanto il continuare a progredire tecnicamente, quanto il non regredire moralmente. In un mondo di regole, controlli, pensiero rapido e giudizi superficiali, la vera rivoluzione consisterà proprio nel non abbandonarsi all’abbrutimento morale, ma aggrapparsi a ogni brandello di umanità e tentare, nell’era della tecnologia e dell’efficienza, di restare umani.

AUTORE DELL’ARTICOLO: Dott. Marco Matteoli, ufficiale medico del Corpo Militare della Croce Rossa, specialista in Diagnostica per Immagini e medico volontario della Croce Rossa Italiana. Attualmente studente di Cooperazione Internazionale e Sviluppo presso l’Università di Roma “Sapienza”.

BIBLIOGRAFIA

[1] Bauman, Z. and Park, Y. (2013). Le sorgenti del male. Trento: Erickson.

[2] Anders, G. (1995). Noi figli di Eichmann. Firenze: La Giuntina.

[3]Hiroshimacommittee.org. (2018). Hiroshima Committee. [online] Available at: http://www.hiroshimacommittee.org/Facts_NagasakiAndHiroshimaBombing.htm

[4] It.wikipedia.org. (2018). Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. [online] Available at: https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamenti_atomici_di_Hiroshima_e_Nagasaki

[5] La medicina della povertà. (2017). Diagnosi clinica e radiologica di violenza domestica. [online] Available at: https://www.lamedicinadellapoverta.com/single-post/2017/07/30/La-diagnosi-clinica-e-radiologica-di-IPV-violenza-domestica

[6] La medicina della povertà. (2018). Le Narrazioni dell'odio. [online] Available at: https://www.lamedicinadellapoverta.com/single-post/2018/02/26/LE-NARRAZIONI-DELL%25E2%2580%2599ODIO-dalla-cartografia-satirica-del-XIX-secolo-ai-social-network

[7] Vidotto, V. and Sabbatucci, G. (2012). Storia contemporanea. Il novecento. Roma: Laterza

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