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La Notte di San Giovanni: Origini Pagane, Riti Magici e Tradizioni Italiane

  • Immagine del redattore: Dott.Marco Matteoli
    Dott.Marco Matteoli
  • 20 mag
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 21 mag

Il 24 giugno è il giorno che il cristianesimo ha dedicato alla nascita di San Giovanni Battista, data molto vicina alla notte del solstizio d’estate (21 giugno), quella che Shakespeare chiamava notte di mezza estate. 

Foto di una celebrazione del solstizio d'Estate.
Foto di una celebrazione del solstizio d'Estate.

Roma, 21 Maggio 2025

Dott. Marco Matteoli

Medico Radiologo, Giornalista Pubblicista, Volontario CRI.


La tradizione cristiana racconta che Giovanni Battista, ultimo profeta di Gesù, fu imprigionato da Erode con l’accusa di sovversione, e che sua figlia, Salomè, istigata dalla sua stessa madre, Erodiade, chiese al re la sua testa servita su un vassoio.

Lei e sua madre Erodiade furono rappresentate come streghe (nella accezione negativa del termine) in seguito alla decapitazione di San Giovanni Battista, e leggenda narra che ancora oggi vaghino come spiriti nefasti ad infastidire gli uomini, in particolare durante la notte di San Giovanni. Proprio Salomè, durante il medioevo, fu quella che incarnò l’immaginario della strega: bella, abile, seducente e perfida.

In età pre-cristiana, i popoli rurali, soprattutto tra i celti, il giorno del solstizio d’estate (21 giugno) celebravano svariati rituali apotropaici, per proteggere il raccolto dalla siccità estiva, e propiziare l’abbondanza. Nel calendario celtico tradizionale, il giorno di mezza estate era compreso tra la festa di Beltane e quella di Lughnasad, e compare attualmente nel calendario wiccan con il nome di Litha. 


La notte di San Giovanni (24 giugno) è ricca di simboli esoterici e religiosi: è tra le notti più brevi dell’anno, appena dopo il solstizio d’estate e, nonostante nasca come festa di origine pagana, tutt’oggi in molte zone d’Italia viene festeggiata come celebrazione strettamente cristiana. Come la maggioranza delle festività cristiane, anche quella di San Giovanni ha assorbito molti degli antichi culti del sole di origine Pagana.


La tradizione prevede la raccolta della “guazza di S.Giovanni”: in un recipiente con dell’acqua si immergono non meno di 24 tipi di erbe e fiori tagliati il giorno prima e si lascia il tutto fuori dal balcone durante la notte del 23 giugno per raccoglierne poi la rugiada il 24. Quest’acqua, secondo la tradizione, possiede capacità guaritrici.


Leggenda narra che nella città di Benevento, durante questo Sabba, intorno a un grande albero di noce si svolgessero le famose danze delle streghe, e che queste raccoglievano erbe per creare pozioni con le quali “incantare” gli uomini. Alcuni testi antichi riportano, in modo approssimativo, gli ingredienti del famoso unguento che le donne usavano per “volare”, a base di sostanze contenenti alcaloidi psicotropi come la belladonna, lo giusquiamo, la mandragola e la datura stramonium, veicolato da grasso animale e mescolato a erbe aromatiche, sangue mestruale, saliva, capelli o unghie. I suoi effetti includevano: senso di levitazione, trance, esperienze extracorporee, sogni vividi e “volo notturno”. 


Sott’ a’ ll’acqua 

e sott’ ‘o viento

jamm’ a’ ‘o noce

‘e Beneviento”

-Frase pronunciata dalle streghe di Benevento prima di librarsi in volo.


A Roma, soprattutto in tempi antichi, questa festa era nota come la “festa delle lumache di San Giovanni”: tutte le persone che durante l’anno avevano avuto tra loro litigi e discordie si ritrovavano insieme per riconciliarsi e mangiare le “lumache ar sugo”, anche detta “ciumacata”.

I romani, inoltre, per tenere lontane le streghe, a Santa Croce in Gerusalemme accendevano i “fuochi di San Giovanni”, suonavano campanacci e ponevano delle scope davanti lo stipite delle loro porte, si raccontava che la strega intenzionata ad entrare in casa avrebbe dovuto prima contare tutti gli zeppi della scopa o i grani del sale.

In molte case, oggi come allora, la notte del 21 giugno, al solstizio d’estate, è anche occasione per onorare il momento più luminoso dell’anno attraverso piccoli rituali domestici ispirati alla tradizione neopagana e wiccan. 

In particolare, la celebrazione di Litha, il Solstizio d’Estate, viene vissuta come apice dell’energia solare, momento in cui la luce trionfa temporaneamente sulle tenebre, prima che il ciclo del buio ricominci a guadagnare terreno. 


Anche la Massoneria, in particolare quella di tradizione anglosassone e scozzese, onora il 24 giugno, il giorno in cui si celebra la propria nascita, avvenuta in questa data a Londra nel 1717.  San Giovanni Battista è inoltre il protettore delle corporazioni medievali dalle quali la massoneria trae origine, speculare a San Giovanni Evangelista, onorato il 27 dicembre.


Litha e la notte di San Giovanni sono inoltre legate a un momento in cui “il velo tra i mondi è sottile”. In molte leggende dell’Appennino, si credeva che durante la notte di San Giovanni le fate danzassero nei boschi, lasciando cerchi d’erba alta o “cerchi fatati” nei campi.

Chi osava entrare senza rispetto poteva perdersi o impazzire; ci sono anche alcune teorie moderne (promosse sul web per lo più) che associano i racconti di rapimenti alieni a quelli del folklore fatato, suggerendo una matrice comune. Al contrario, chi lasciava una ciotola di latte o miele all’ingresso del bosco poteva ricevere sogni profetici o una benedizione da parte del piccolo popolo.


Chi desidera riscoprire questa dimensione simbolica e spirituale, può allestire in casa un semplice altare domestico di Litha, dove ogni elemento e ogni colore rappresenta le energie del momento dell’anno.

 

  • Una candela gialla o dorata, per rappresentare il Sole alla sua massima potenza;

  • Fiori freschi raccolti al tramonto del 21 giugno (rose, ginestre, papaveri etc...);

  • Erbe sacre come iperico, lavanda, felce, artemisia, finocchio selvatico, ruta, avena, salvia, menta, ribes, vinca, mandragola, rosmarino, aglio, timo, amaranto alloro, basilico e verbena;

  • Un piccolo contenitore con acqua e petali, per richiamare la guazza di San Giovanni;

  • Alcuni autori consigliano di bruciare una mistura di incensi a base di: olibano, copale oro, cannella, iperico, pino mugo, sandalo rosso, dammar, elemi e patchouli;

  • Decorare l’altare domestico di giallo, verde, arancio e pietre a scelta tra: ambra, quarzo citrino, topazio, occhio di tigre, quarzo ialino, corniola.


Durante la notte, si può meditare in silenzio, accendere la candela e ringraziare simbolicamente la luce per i suoi doni, o la propria divinità tutelare, chiedendo forza e chiarezza per affrontare la seconda metà dell’anno.

Litha, in questo senso, diventa ponte tra culture: un’occasione per riconnettersi con i cicli della natura e riscoprire come la memoria di antichi rituali continui a bruciare, sommessa ma viva, nel cuore degli uomini e delle donne di oggi.


“[...] Finito è lo spettacolo e l’incanto.

Ora, o signori, addio; ma siate umani:

salutate col batter delle mani

questa nostra fatica e il dio del canto.”

Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate.


Per approfondire: 

1- Siliprandi, L. (2025) Il fascino degli incensi. Phanes Publishing;  

2- Ferrante, D. and D’Alessandro, G. (2021) Tradizioni, riti e sortilegi del 24 Giugno: San Giovanni battista nella cultura Popolare Abruzzese. Tabula fati; 

3- Gravina, E. (2014) Streghe e Magia. Storia, formule e rituali delle streghe di Benevento. Benevento: Edizioni B.B.T; 

4- Cunningham, S. (2004) Wicca. Armenia editore;  

5 - Spagnolo, F. (2004) Il piccolo popolo. Fate, elfi, gnomi, folletti e altre meraviglie nelle tradizioni dei popoli d’Europa. L’età dell’acquario.

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