L'UOMO come oggetto di violenza sessuale e violenza domestica
Secondo le stime nazionali, i casi di violenza sessuale e di violenza domestica nei confronti degli uomini sono numericamente inferiori rispetto a quelli rivolti verso le donne [1] [2]; tuttavia il fenomeno della violenza nei confronti del genere maschile è tutt’altro che un evento marginale, presenta scenari molto diversi rispetto a quelli che caratterizzano la violenza nei confronti delle donne, ma è comunque meritevole di essere messo in luce e analizzato. Ricordiamo inoltre che se un atto violento è perpetrato abusando di una condizione di inferiorità fisica o psichica della persona offesa, il sesso dell’aggressore non conta [leggi l’articolo dell’avv. Cristina Anna D’aquila sugli aspetti legali della violenza sessuale].
Recenti studi e campagne di sensibilizzazione stanno facendo uscire allo scoperto una casistica maschile sia di violenza domestica che di violenza sessuale finora sottostimata; per motivi culturali, gli uomini sembra abbiano difficoltà ancora maggiori rispetto alle donne a riferire aggressioni, soprattutto di tipo sessuale [3]. Questo fenomeno subisce, più di molti altri, un importante under-reporting, ovvero le vittime di sesso maschile tendono a segnalare molto meno ciò che hanno subito, per paura di non essere creduti o di essere derisi e quindi spesso questi eventi sono sotto-riportati rispetto alla realtà [4]
In questo articolo distinguiamo vari sottogruppi di questo tipo di fenomeno:
1) Atti di coercizione sessuale da parte di donne;
2) Violenza domestica o “battered man” in coppie eterosessuali e in coppie omosessuali;
3) Violenza sessuale su strada contro omosessuali, eterosessuali e sexual workers maschili;
4) Episodi di stupro nelle carceri;
5) Torture sessuali in teatri di guerra.
La campagna inglese Break the Silence dell'associazione Survivors Manchester [5] ha istituito un “progetto di sopravvivenza” mirato a definire una guida di auto aiuto, scritta da uomini che hanno subito un abuso sessuale. Questa associazione inoltre offre sia supporto psicologico che legale ed è collegata al S.Mary hospital di Oxford in modo da garantire alle vittime una gestione a trecentosessanta gradi.
Per ulteriori informazioni:
http://www.survivorsmanchester.org.uk;
Come abbiamo accennato, contestualmente all’annuncio del nuovo fondo del governo inglese mirato al supporto delle vittime di violenza, Damian Green ha lanciato una campagna governativa chiamata #breakthesilence, “rompi il silenzio”, mirata a rendere più facile, anche per gli uomini, parlare e denunciare casi di violenza sessuale [32].
I CASI DI UOMINI ABUSATI SESSUALMENTE DA PARTE DI DONNE
La coercizione sessuale da parte di donne è creduta poco attuabile poiché vi è la convinzione che non sia possibile per i maschi rispondere sessualmente quando sottoposti a molestie sessuali; in realtà secondo la rivista scientifica Archives of Sexual Behavior, l’erezione può verificarsi non solo previa eccitazione, ma anche in una varietà di stati emotivi, tra i quali consideriamo anche la “rabbia e il terrore” [6]. La coercizione maschile è possibile, non solo attraverso stimolazioni sessuali non volute, ma anche mediante minacce verbali o ritorsioni, mediante armi, oppure oggetti utilizzati per sovrastare la potenza corporea della vittima [7]; altre volte invece lo “stupro” consiste nell’approfittare di un uomo in stato di perdita di coscienza o di intossicamento [Vedi articolo sulle droghe da stupro] o tramite sostanze pro erezione come il viagra o similari [8]. Lo stupro è configurato anche nella forzatura degli uomini ad avere rapporti sessuali in forme a loro non gradite, come rapporti sado-maso o rapporti in corso di mestruazioni, o rapporti sessuali con altre persone, incluso sesso di gruppo o scambi di coppia [9]. Fanno parte della categoria di coercizione sessuale maschile anche i casi di pedofilia femminile [10], anche se per il momento non li tratteremo nello specifico, poiché comprendono dinamiche più complesse. Parleremo nello specifico dei profili psicologici e dei fattori di rischio degli uomini sottoposti a violenza nell'ultimo articolo del blog.
La violenza sessuale da parte di una donna è usualmente praticata in maniera passiva, facendosi penetrare contro la volontà dell’altro, in questo caso la parola stupro viene sostituita dal termine inglese “made to penetrate” (obbligato a penetrare) [11] [12] [13]; in un’esigua percentuale di casi, la violenza può essere eseguita anche in maniera attiva, mediante la penetrazione del maschio attraverso sex toys (dildo, strap on, vibratori etc..) oppure oggetti contundenti come bottiglie o materiali di forma analoga, o costringendo il proprio compagno/vittima a ingurgitare i propri fluidi corporei o escrementi; questo tipo di attività, anche se di bassa incidenza, sono frequenti durante l’imposizione di pratiche sessuali non convenzionali (BDSM, fetish o similari) da parte di donne affette da questa tipologia di parafilia [14].
Come viene percepito un uomo sottoposto a violenza sessuale da una donna.
La coercizione sessuale è considerata la più comune forma di molestia sessuale, indipendentemente dal sesso della vittima o dell’aggressore [15]. Le ricerche suggeriscono che gli uomini e le donne vittime di violenza sessuale soffrono dello stesso grado di distress [16], anche se la visione collettiva immagina nelle donne una sofferenza superiore rispetto agli uomini [17].
E’ stato anche studiato che l’aggressore di sesso femminile viene percepito “meno cattivo” e viene disprezzato di meno rispetto l’aggressore uomo [18], che è percepito come più offensivo e pericoloso.
Uno studio del 2012 pubblicato su “Feminist Criminology”, mostra che a parità di crimine, gli uomini ricevono condanne più lunghe per i reati sessuali rispetto alle donne [19], inoltre la coercizione sessuale o finanziaria in termini di percezione sociale, è vista più negativamente se fatta da un uomo rispetto che da una donna [20].

"Giuditta che decapita Olofene" dipinto realizzato nel 1620 circa dalla pittrice italiana Artemisia Gentileschi.
QUANDO LE VITTIME DI VIOLENZA DOMESTICA SONO DI SESSO MASCHILE
I dati ufficiali ISTAT riportano che la maggior parte delle vittime di violenza domestica sono di sesso femminile, dunque dai dati riportati si evince che gli uomini siano gli aggressori e le donne siano le vittime [21]. In Italia tuttavia le uniche ricerche condotte sul tema della violenza e dei maltrattamenti prendono in considerazione esclusivamente la vittima di genere femminile nella fascia d’età 16 – 70 anni [22] . La letteratura scientifica internazionale, soprattutto americana, dimostra invece un numero sorprendente di uomini (fino a uno su quattro) vittime di violenza domestica, prendendo in esame sia i rapporti eterosessuali, che quelli omosessuali [23].
-Scarica l’indagine ISTAT in tema di violenza domestica.
In accordo con il Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CDC), più di un quarto degli uomini (28.5%) negli Stati Uniti è stato vittima di episodi di violenza fisica, psicologica, stupro, o stalking da parte del partner e un uomo su sette è stato vittima di violenze fisiche ripetute, quindi di episodi di IPV (intimate partner violence) vero e proprio [24]. Secondo questa statistica il 47,3% degli uomini eterosessuali sono stati sottoposti a violenza psicologica (aggressioni verbali o intimidazioni) da parte del proprio partner nell’arco della propria vita [25].
Secondo l’indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile [26] eseguita dal Professor Giuseppe Macrì dell’università di Siena [27], in una coppia, la violenza psicologica verso gli uomini verte sui seguenti piani:
-Il piano economico: critiche a causa di un impiego poco remunerato; denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner; paragoni irridenti con persone che hanno guadagni migliori; rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare;
-Umiliazioni: ridicolizzazioni e offese in pubblico; critiche e offese ai parenti; critiche per difetti fisici; critiche per abbigliamento e aspetto in generale; critiche per la gestione della casa e dei figli;
-Limitazioni della libertà: impedimenti o limitazioni agli incontri con i figli o la famiglia d’origine; impedimenti o limitazioni per attività esterne: sport, hobby, amicizie; imposizioni in merito ad aspetto e comportamento in pubblico; sincerità e fedeltà messe insistentemente in dubbio; pedinamenti o controllo degli spostamenti; controllo sul denaro speso; atteggiamento ostile circa le scelte comuni;
-Stalking: Telefonate indesiderate; invio incalzante di mail ed sms; ricerca insistente di colloqui; danneggiamento di beni; richiesta di appuntamenti non voluti; appostamenti; pedinamenti; minacce;
-Minacce trasversali, con o senza concretizzazione: distruzione o danneggiamento di beni; atti ostili verso i figli, le persone care o gli animali domestici; minacce di suicidio o altri atti di autolesionismo;
- Separazione o cessazione di convivenza: minaccia di chiedere la separazione; minaccia di togliere casa e risorse; ridurre in rovina; minaccia di portare via o di ostacolare i contatti con i figli; minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli.
-Scarica lo studio del Prof. Giuseppe Macrì

Foto scattata da Shannon Dermody
Se i casi di violenza domestica diretti contro gli uomini eterosessuali ricevono scarsa attenzione mediatica [28], la popolazione LGBT (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender) affronta una negazione pubblica ancora più su larga scala [29], l’inchiesta eseguita dal “National Violence Against Woman” (NVAW) ha chiarito il fatto che il 21,5% degli uomini e il 35,4% delle donne che riportano una convivenza con un partner del loro stesso sesso ha sperimentato violenza fisica [30] durante l’arco della vita.
Le ricerche suggeriscono inoltre che gli omosessuali e gli eterosessuali subiscono gli stessi identici tipi di violenza domestica [31], anche se il grado di severità degli abusi, a causa dei molteplici bias, non può essere confrontato tra i due gruppi.
L’organizzazione chiamata Stop Abuse For Everyone (SAFE) è una ONG americana mirata a tutelare le vittime di violenza domestica, attraverso programmi di supporto online o via telefono, campagne di sensibilizzazione e programmi di advocacy. Questo servizio è indirizzato sia alle donne quanto agli uomini, sia etero che omosessuali, nonché ai bambini e agli anziani.
Per ulteriori informazioni: http://stopabuseforeveryone.org
OMOSESSUALI, ETEROSESSUALI E SEXUAL WORKERS DI SESSO MASCHILE
Nel primo articolo ho riportato un caso che mi è capitato durante la mia attività di volontariato su strada: nel 2010 io e una collega abbiamo gestito le lacerazioni anali di un assistito bielorusso che era stato violentato sessualmente da parte dei clochard del suo stesso gruppo, in quanto, a detta sua, era considerato il “giocattolo sessuale del gruppo”.
Durante le attività sanitarie su strada possono capitare casi simili a questo, come casi di violenza su “sexual workers” di sesso maschile, sia etero che omosessuali [33]. Questo fenomeno di tratta sessuale è meno diffuso, e quindi meno conosciuto e studiato, rispetto quello di tipo femminile [34].
La prostituzione, che sia femminile, maschile o transgender, è un fattore di rischio per differenti tipi di violenza, sia perché è un’ attività segnata da profondo stigma, sia perché per definizione è costituita all’interno di un tessuto sociale di tipo criminale. Le violenze verso questi soggetti sono in parte correlate alle profonde discriminazioni legate al genere, alla razza, all’abuso di sostanze o allo stato di sieropositività [35].
La violenza verso i sexual workers, indipendentemente dal sesso, può essere sia di tipo fisico, che psicologico, che sessuale, può essere perpetrata con o senza l’ausilio di armi, e può essere individuale o di gruppo. Il numero di uomini vittime di tratta è nettamente inferiore rispetto le donne, ma non è pari a zero; allo stato attuale non ho trovato un censimento italiano circa questo fenomeno (se hai informazioni a riguardo contattami via mail in modo da completare questa parte dell’articolo).
Secondo stime internazionali, la violenza psicologica ed emozionale è quella maggiormente rappresentata, sia mediante umiliazioni che insulti, oppure, come nei casi di tratta, con isolamento, estorsione del denaro, o costrizione all’uso di alcol o sostanze. Dati americani riportano anche casi di incarceramento arbitrario e rifiuto di prestazioni da parte al sistema sanitario. Nelle donne sono descritti anche casi di sterilizzazione o aborto forzato [36].
La violenza verso i sexual workers di tipo transgender è un argomento discusso, ma preso poco in considerazione dall’opinione pubblica. Durante la mia esperienza clinica nel dipartimento di emergenze, nell’arco di due anni ho avuto a che fare con tre casi di violenze su sexual workers transgender, tutti e tre pestati da piccoli gruppi di aggressori e affetti da lesioni gravi.

Volantino della campagna "io sono Andrea", network contro la violenza LGBT della Croce Rossa Italiana
VIOLENZA SESSUALE IN PRIGIONE.
Le stime del dipartimento di giustizia americano (DOJ) [37] riportano un’incidenza annuale di 149,200 casi di violenza sessuale all’interno delle carceri, con oltre 55,000 adulti che hanno subito violenza da parte del personale della prigione [38].
Un’analisi multivariata eseguita in trenta carceri di dieci stati USA ha riscontrato che la maggior parte delle vittime di abusi in questo caso è di sesso maschile (72%), di orientamento eterosessuale (77%) e di razza non caucasica (60%) [39].
La definizione della violenza sessuale nelle carceri include atti o contatti non consenzienti per via orale, anale, penetrazioni o palpeggiamenti a livello delle parti intime, una ricerca eccessiva di sostanze di contrabbando della cavità anale, fino alle torture sessuali durante gli interrogatori [40]. Questo tipo di violenza è tanto maggiore quanto minore è il controllo e la tutela dei prigionieri all’interno delle carceri stesse.
In Italia il gruppo EveryOne (http://www.everyonegroup.com) ha raccolto le segnalazione delle violenze e coercizioni sessuali subite da detenuti di differenti carceri italiane, soprattutto in giovane età. Gli attivisti EveryOne stimano almeno tremila casi di stupro e riduzione alla schiavitù sessuale ogni anno, ed è una dato che corrisponde al 40% degli stupri totali che avvengono annualmente in Italia [41].
Nel 2016 un mio collega ha avuto a che fare con un ragazzo omosessuale che aveva tentato il suicidio tagliandosi i polsi. Il ragazzo proveniva da una struttura carceraria e, dopo essere stato medicato, rivelò di continui maltrattamenti da parte dei compagni di cella, i quali lo costringevano a continue prestazioni sessuali e vessazioni. Questo ragazzo dopo svariati mesi di abusi ha tentato il suicidio appunto tagliandosi i polsi con una lametta. Successivamente a questo episodio, fu disposto il trasferimento in un’altra struttura carceraria. Questo episodio è uno dei tanti, e sottolinea la difficoltà nella gestione della salute mentale nelle carceri, che per definizione sono ambienti ad alto rischio.
ABUSI SESSUALI VERSO UOMINI IN CONTESTI DI GUERRA.
Una nozione importante da ricordare è che in contesti di belligeranza, la violenza sessuale, lo stupro sistematico, la tortura e la prostituzione forzata sono identificati come crimini contro l’umanità [42].
In questo caso vi è una disparità oggettiva nella gravita dello stupro tra i due sessi: se questo è mirato in maniera selettiva a donne di una etnia o nazionalità specifica, ed è eseguito in maniera sistematica, diventa a tutti gli effetti un’azione di guerra. In questo caso lo stupro non è un’azione di sfregio isolata, ma anzi mira alla sostituzione etnica e all’annientamento di una cultura intera; non a caso nel 1993 una commissione della comunità europea ha calcolato che le vittime di stupri in Bosnia Erzegovina sono state almeno ventimila, in questo caso inquadriamo la violenza sessuale come arma a scopo di genocidio [43].